Milano - In una nota CLEO (Club Epatologi Ospedalieri) si afferma che risultano in aumento diagnosi e ricoveri legati a patologie dismetaboliche del fegato. In Italia, circa un italiano su quattro soffre di fegato grasso. Il rischio di danno epatico grave è particolarmente elevato per chi è affetto da obesità o diabete. Tra questi, fino al 15% sviluppa complicanze come cirrosi o epatocarcinoma. Numeri in prospettiva particolarmente preoccupanti: la stima è che da qui a dieci anni vi possa essere un incremento significativo dei casi di cirrosi e di epatocarcinoma. Già oggi, ogni anno in Italia vi sono 20mila decessi per malattie croniche del fegato. Studi recenti in proposito saranno presentati nel XVI Convegno Nazionale del Club Epatologi Ospedalieri – CLEO, organizzato da Strategie srl, che si tiene a Roma il 17-18 ottobre 2024.
La malattia dismetabolica del fegato si lega a
fattori di rischio come l’obesità, una scorretta alimentazione, patologie come
il diabete, alterazioni dei valori di trigliceridi o di colesterolo; in alcuni
casi si considera anche la predisposizione genetica. Questi fattori possono
determinare una steatosi epatica e successivamente una steatoepatite, ossia una
steatosi associata a un’infiammazione del fegato persistente favorita dallo stesso
accumulo di grasso nel fegato, che può poi portare a una cirrosi epatica e
infine a tumore del fegato.
“Cambia l’epidemiologia, ma non è una buona notizia per il fegato
– sottolinea Rodolfo Sacco, Presidente CLEO e Direttore Struttura
Complessa di Gastroenterologia e Endoscopia Digestiva dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria Policlinico di Foggia – Oggi a dominare la scena
epatologica, a fronte di una riduzione della prevalenza delle infezioni virali
grazie a vaccini e trattamenti, vi è un incremento delle epatopatie
dismetaboliche legate all’obesità, al diabete mellito, agli stili di vita sbagliati,
al consumo di alcol. Questi fattori di
rischio possono favorire un infarcimento di grasso del fegato, innescando
meccanismi che portano fino alla cirrosi epatica e all’epatocarcinoma. Questa patologia
è oggi definita con l’acronimo inglese MASLD - Metabolic Dysfunction–Associated
Steatotic Liver Disease, spesso semplicemente più nota come fegato grasso. Gli
studi che presenteremo al Convegno CLEO riportano in Italia una prevalenza
stimata di fegato grasso di circa il 25%, arrivando al 50% nelle popolazioni
più a rischio. Il danno epatico significativo ha una prevalenza del 2% tra
coloro che hanno il fegato grasso, mentre arriva al 15% nei pazienti a rischio.
È una vera e propria patologia sistemica, poiché il paziente spesso soffre
anche di obesità, diabete, ipertensione, comorbidità che favoriscono l’insorgere
anche di patologie come apnee notturne, insufficienza renale cronica, malattie
cardiovascolari, la sindrome da ovaio policistico nelle donne. La malattia da
fegato grasso si instaura quindi nell’ambito di un quadro di patologie
sistemiche che hanno come comune denominatore la sindrome metabolica. Nell’ambito
del fegato grasso per l’instaurarsi sequenziale di processi infiammatori può
verificarsi l’evoluzione verso la cirrosi e l’epatocarcinoma”.
Il Vademecum degli Epatologi Ospedalieri
L’alimentazione e lo
stile di vita rappresentano i cardini da cui partire per scongiurare
l’evolversi di patologie dismetaboliche, ma non l’unico elemento da preservare.
“Anzitutto, si deve partire da un’alimentazione corretta, possibilmente
ispirata dalla dieta mediterranea – spiega Rodolfo Sacco – In
secondo luogo, si deve combattere la sedentarietà con un’attività fisica
continuativa. Si devono evitare fumo e alcol. La prevenzione, inoltre, deve
essere sistematica e partire sin dalla scuola primaria, dove devono essere
strutturati programmi educativi, ore di educazioni fisica, pasti sani. Lanciamo
poi un appello a chi abbia familiarità con l’obesità o con queste patologie,
invitando a effettuare controlli periodici della pressione arteriosa, degli indici
glicemici, dei valori lipidici. Infine, giunge in aiuto la farmacologia: nuove
molecole, soprattutto per il diabete ma anche per l’obesità, permettono di
rallentare l’evoluzione dell’epatopatia verso la cirrosi e l’epatocarcinoma”.
Il XVI Convegno Nazionale CLEO, intitolato
“L’epatologia nel 2024. Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo: dalla
tradizione all’ innovazione fino all’ intelligenza artificiale”, si tiene a
Roma presso The Hive Hotel (17-18 ottobre 2024). Il Convegno ha come obiettivo
quello di raggiungere una migliore gestione diagnostico-terapeutica dei
pazienti con epatopatie. Verranno affrontate le maggiori cause di epatopatia
(virali, autoimmuni, alcoliche, dismetaboliche, genetiche), nonché i test
diagnostici e gli approcci terapeutici più innovativi. (www.agenziaomniapress.com - 15.10.2024)