Milano (Marisa de Moliner) – Il Coronavirus ci ha lasciato un vantaggio in
eredità. Quello di prestare più attenzione a evitare microbi, batteri, funghi,
muffe e altre sostenze nocive. Un comportamento adottato non solo dai singoli
individui ma anche dalle aziende italiane che avevano già cominciatoa
sviluppare questa tendenza prima della Pandemia.
Negli ultimi anni, infatti, è cresciuto notevolmente
l’interesse del mercato nei confronti dei materiali con capacità
antimicrobiche, sia in ambito domestico sia soprattutto lavorativo.
L’attenzione verso questi materiali, in grado di inibire la crescita batterica,
è aumentata specialmente nel settore sanitario, a causa del periodo di
emergenza causato dalla pandemia da SARS-CoV-2.
Non tutti i materiali hanno però la stessa capacità antibatterica. È
proprio per questo motivo che gli esperti del Gruppo Lifeanalytics, azienda specializzata
da oltre 40 anni nei servizi di analisi chimica, microbiologica e biologica,
all’interno dei laboratori 3A Lab di Padova, hanno condotto quasi 350 analisi
antibatteriche e 169 antifungine per testare la resistenza dei materiali da
batteri, funghi, muffe e lieviti sotto il profilo biocida e del
biodeterioramento. Dall’indagine è emerso infatti che non tutti i materiali
hanno la stessa capacità di abbattimento della contaminazione causata da virus
e batteri. Queste analisi, di tipo qualitativo condotte dagli esperti del
gruppo in supporto alle aziende, permettono di supportarle nella costante
attività di ricerca e sviluppo di materiali con capacità antibatteriche sempre
più elevate. I test sono stati quindi condotti su plastiche e materiali non porosi,
ad esempio giocattoli e packaging per alimenti; tessuti come indumenti da
lavoro; ma anche cuoio, fibre, vernici e carta.
Esiste una differenza importante tra i materiali antibatterici ed i
materiali resistenti all’azione batterica: i primi sono dotati di funzione
biocida, ovvero eliminano attivamente i microorganismi; i secondi sono
biostatici, quindi non eliminano i batteri ma hanno una proprietà di resistenza
all’azione di deterioramento messa in atto dai batteri stessi.
“Nei materiali antibatterici si va a valutare se il materiale è in grado
non solo di inibire la crescita batterica ma anche di determinare la morte dei
batteri con cui è stato contaminato il materiale. Lo studio è abbastanza rapido
e il risultato si ha in circa 24 ore - spiega la dottoressa Sandra Salvò,
specialista in test su materiali presso i laboratori di Lifeanalytics - Quando
invece si parla della capacità batteriostatica quello che si va ad evidenziare
è la capacità del materiale non di uccidere la carica batterica, ma di inibirne
la crescita. Le analisi in questo caso sono più complesse e richiedono più
tempo”.
Questa distinzione diventa fondamentale per la messa in sicurezza degli
ambienti di lavoro in ogni settore professionale ma specialmente nelle
strutture sanitarie. Gli esperti del Gruppo Lifeanalyitcs, attraverso analisi
specializzate hanno quindi verificato la capacità antibatterica dei materiali
coinvolti nelle diverse attività lavorative. Sono stati infatti svolti 238
esami per determinare l’attività antibatterica di tutti i prodotti tessili,
compresi i non-tessuti; 280 analisi per determinare il deterioramento di
materiali plastici con impieghi e tipologie differenti, di cui 169 dovute
all’azione di funghi e 111 all’azione di batteri e microorganismi del suolo.
I test condotti dagli specialisti consistono nel sottoporre un campione
del materiale a contaminazione in condizioni controllate, verificandone poi
l’effetto microbicida, la variazione delle sue proprietà chimiche e fisiche,
sia dirette che indirette e la sua capacità di resistenza. L’interferenza con
le funzioni metaboliche dei batteri e con la loro proliferazione è ciò che
permette di definire se il materiale abbia proprietà antibatterica. Durante i
test si verifica quindi la mortalità microbica, contaminando i materiali con
ceppi sia Gram positivi che Gram negativi. Grazie a queste prove si può capire
inoltre se un antibatterico è efficace ad ampio spettro.
“In questo periodo in cui l’attenzione verso la contaminazione da virus
e agenti batterici è sicuramente alta, a causa della pandemia, crediamo sia
importante poter supportare le aziende sanitarie e le attività produttive a
tutelare la salute dei lavoratori - sostiene Giovanni Giusto, CEO di
Lifeanalytics – Le analisi condotte dai nostri esperti possono rivelarsi non
solo uno strumento utile per capire su quali materiali investire, oggi e in
futuro, ma anche un ulteriore sistema di prevenzione sanitaria che consenta ai
dipendenti di sentirsi più al sicuro e meno esposti al rischio di
contaminazione”.
Per info: www.lifeanalytics.it (Omniapress-21.4.2021)