Milano – In occasione del "World Population Day", Giornata Mondiale della Popolazione indetta dall'ONU per l'11 Luglio 2025, è stato annunciato che la popolazione globale del mondo ha superato gli 8,1 miliardi di persone e, secondo le previsioni dell’International Union for the Scientific Study of Population, questo numero continuerà a salire raggiungendo gli oltre 10 miliardi entro la fine del secolo.
Al 31 dicembre 2024 la popolazione residente in Italia contava 58 milioni e 934mila individui, in calo di 37mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente. E il tasso di natalità continua a diminuire. La mortalità è invece in forte calo: nel 2024 si contano sei neonati e 11 decessi per mille abitanti
Parallelamente, anche la scala della connettività è in espansione: il flusso globale di dati cresce progressivamente, tanto che, ad esempio, 1GB di traffico – che un tempo poteva bastare per un mese di utilizzo dello smartphone – oggi è spesso insufficiente persino per mezza giornata di impiego, a causa della crescente domanda di contenuti ad alta definizione, social media e gaming.
Eppure, c’è un altro lato della medaglia: con l’inarrestabile evoluzione dell’economia digitale, c’è anche l’urgenza di connettere chi resta escluso dal mondo digitale, faticando di conseguenza ad accedere anche a servizi essenziali come l’istruzione. Secondo le ultime stime di World Population Review sono ancora 2,63 miliardi le persone, ovvero il 31% della popolazione attuale, a non aver mai avuto accesso ad internet. Ma in che modo si può far fronte al naturale aumento della popolazione, unito alla diffusione di nuove tecnologie come l’IA, al maggior consumo globale di dati e a un persistente digital divide?
In quest’ottica, sono molti gli elementi infrastrutturali ad essere coinvolti: in primis i cavi sottomarini, poi la fibra terrestre, comunemente chiamata infrastruttura “middle-mile”, per trasferire la banda larga dalla stazione di approdo dei cavi fino agli utenti finali, e infine i data center.
Il continente africano incarna alla perfezione la complessità del divario digitale odierno. Le sfide sul territorio sono numerose: nonostante una popolazione in rapido aumento, gran parte delle comunità vive in aree remote. L’enorme estensione geografica del continente aumenta la difficoltà nel fornire contenuti digitali in modo efficiente. Questi, inoltre, provengono spesso dall’Europa o da altre regioni, comportando una latenza maggiore e velocità di accesso inferiori, poiché i dati devono viaggiare per lunghe distanze dai data center oltremare.
A complicare ulteriormente il quadro, la maggior parte dei progetti infrastrutturali, in Africa, deve partire da zero, il che aggiunge un tempo significativo alle tempistiche di sviluppo, già influenzate da problematiche legate alle competenze, alla sicurezza, alla burocrazia. In Nigeria, ad esempio, circa il 70% della popolazione non ha ancora accesso alla connettività 3G.
I data center rappresentano il cuore pulsante degli ecosistemi digitali, alimentando servizi che spaziano dallo streaming all’educazione online, dalla sanità digitale al banking. Localizzare queste infrastrutture in prossimità degli utenti, specialmente nei mercati emergenti, permette di ridurre costi e latenza, migliora le performance e facilita la conformità normativa locale. Inoltre, la vicinanza con i data center favorisce la creazione e la distribuzione di contenuti digitali locali, elemento essenziale per l’inclusione economica e sociale. Tuttavia, costruire un ecosistema digitale resiliente e sostenibile va ben oltre la sola tecnologia: è indispensabile collaborare sinergicamente con le autorità locali e organizzazioni internazionali, investire in infrastrutture avanzate e impegnarsi concretamente per migliorare l’impatto sociale. (www.agenziaomniapress.com - 11.7.2025)