Roma (Marisa de Moliner) - Probabilmente
non si aspettava di scatenare
tante critiche e obiezioni il Ministro della Salute Roberto Speranza firmando
il decreto “Uso in deroga di medicinali per uso umano per animali non destinati
alla produzione di alimenti, ai sensi dell’art.10-bis del decreto legislativo 6
aprile 2006, n.193 introdotto dall’art.1, comma 478, della legge 30 dicembre
2020, n.178”.
Una novità della quale i veterinari sono venuti a conoscenza, solamente
a cose fatte, da un comunicato stampa del ministero, e che li ha lasciati molto
perplessi.
La FNOVI, (Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari) non ha tardato
a far sentire la sua voce e con una nota stampa fa sapere che "attualmente non è in possesso del testo del decreto e non è stata interpellata
a tale proposito" e che ritiene
" quindi opportuno ribadire quanto più volte già affermato e
scritto".
"Siamo perfettamente consapevoli- si legge ancora nella nota-
dell’eccessivo costo del farmaco veterinario rispetto a quello ad uso umano,
soprattutto per quanto concerne i farmaci destinati al trattamento delle
patologie croniche, che necessitano di terapie dalla loro insorgenza per tutta
la vita dell’animale d’affezione; farmaci che incidono pesantemente sui bilanci
delle persone".
"Riteniamo- continua il comunicato della FNOVI- che debba essere
seguito un percorso “virtuoso”, che interessi l’intera filiera del farmaco
dalla sua produzione: non un semplice escamotage sulla prescrizione da parte
del medico veterinario, che resta l’unico responsabile della scelta e
prescrizione del farmaco".
Nella nota stampa si sottolinea poi che "il minor costo di un
farmaco rispetto ad un altro potrebbe infatti essere un limite all’indipendenza
di prescrizione del medico veterinario stesso".
La Federazione nazionale degli ordini veterinari non si limita a
sollevare le sue perplessità sul nuovo decreto, ma suggerisce anche un'altra
strada per favorire le prestazioni veterinarie.
"Se il Ministro Speranza- si legge nella nota stampa- ha a cuore la
possibilità di accedere a cure adeguate per gli animali, poiché scrive: 'Si
tratta di un provvedimento di equità atteso da anni da milioni di cittadini.
Una scelta che consentirà di garantire con più facilità le cure agli animali da
compagnia e un risparmio importante per tante famiglie italiane e per le strutture
che si occupano di cani e gatti', dovrebbe porre la stessa attenzione e
sensibilità anche al fatto che le prestazioni medico veterinarie per gli
animali d’affezione sono gravati da una aliquota IVA del 22% come fossero un
bene di lusso, non prestazioni per la tutela della salute degli animali stessi
e della comunità intera.
Per info: http://www.fnovi.it/node/49194 (Omniapress-16.4.2021)