giovedì 9 ottobre 2025

La Diagnostica per Immagini Svela i "Segreti" di Grandi Capolavori dell'Arte. Mostra Multimediale a Palazzo Reale di Milano, a cura di Fondazione Bracco e Gruppo 24 ORE

 
Milano (Pietro Cobor) - Si tiene dal 9 ottobre 2025 al 6 gennaio 2026 a Palazzo Reale di Milano la mostra multimediale: "ART FROM INSIDE. CAPOLAVORI SVELATI TRA ARTE E SCIENZA", con ingresso gratuito. E'  promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Fondazione Bracco, in collaborazione con 24 ORE Cultura Gruppo 24 ORE.

La mostra svela cosa si nasconde dietro ai capolavori dell’arte del ‘400-‘700. Grazie alle più avanzate tecnologie, l’esposizione racconta il percorso creativo dei grandi maestri, dal pensiero iniziale dell’opera alla versione finale attraverso pentimenti, modifiche e rifacimenti.


La mostra propone al visitatore una domanda solo apparentemente semplice, ma che apre a un intero universo: cosa si cela dietro - e dentro - un’opera d’arte? Un mondo di ricerca, restauro, tutela e valorizzazione, aspetti fondamentali e spesso invisibili, su cui raramente il pubblico e invitato a riflettere. E' un progetto innovativo che coniuga arte, ricerca e alta divulgazione. Il progetto si avvale della consulenza scientifica del team coordinato da Isabella Castiglioni, Professoressa Ordinaria di Fisica Applicata presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca, Direttore scientifico Centro Diagnostico Italiano-CDI, e dello storico dell’arte Stefano Zuffi.

Il percorso espositivo accompagna il visitatore in un viaggio affascinante nell’arte tra Quattrocento e Settecento, svelando - grazie ad analisi diagnostiche non invasive e a riproduzioni in scala 1:1 - gli strati nascosti di nove capolavori, attraverso un racconto immersivo e multimediale. In questo dialogo tra arte e scienza, la tecnologia si fa strumento di lettura e meraviglia, permettendo di accedere a dimensioni normalmente non visibili.

Da Beato Angelico a Piero della Francesca, da Piero del Pollaiolo al leonardesco Giovanni Antonio Boltraffio, fino a Caravaggio, Giovanna Garzoni - artista tra le maggiori del suo secolo - e a un prezioso violino settecentesco di Lorenzo Storioni, l’esposizione propone un pantheon di maestri che hanno segnato la storia dell’arte italiana, ora indagati da una prospettiva inedita. Grazie a un’accurata indagine scientifica, ogni opera rivela una "vita segreta”: decisioni nascoste, pentimenti, cambi di committenza, variazioni compositive e stratificazioni tecniche. Tutti elementi che sfuggono all’osservazione diretta, ma che emergono grazie al contributo delle più avanzate tecnologie diagnostiche.

Dove si fermano gli occhi del restauratore e dello storico dell’arte interviene oggi la scienza – svelando ciò che per secoli e rimasto celato sotto la superficie. Una radicale e avvincente immersione nel processo creativo degli artisti. Fondazione Bracco, corporate foundation del Gruppo Bracco – azienda leader globale nel campo della diagnostica per immagini e dei mezzi di contrasto, da anni valorizza l’applicazione delle tecniche di imaging non invasivo allo studio e alla conservazione delle opere d’arte. Progetti di ricerca, convegni divulgativi, iniziative espositive di alto valore culturale – come questa mostra – testimoniano un impegno concreto a favore del connubio tra scienza e patrimonio storico-artistico.
 La diagnostica per immagini, nata in ambito medico per analizzare lo stato di salute dell’organismo umano, e ormai riconosciuta come uno strumento prezioso di conoscenza anche in campo artistico. Le indagini scientifiche offrono infatti una straordinaria opportunità per comprendere in profondità le modalità operative degli artisti, le tecniche impiegate, i materiali utilizzati e le fasi di realizzazione delle opere.

“La mostra ‘Art from Inside’ rappresenta una straordinaria sintesi tra arte e scienza, due linguaggi fondamentali che, quando si incontrano, generano conoscenza, stupore e cittadinanza culturale. Siamo orgogliosi di ospitare a Palazzo Reale un progetto che, grazie all’impegno di Fondazione Bracco e alla collaborazione tra istituzioni pubbliche e centri di ricerca d’eccellenza, racconta al grande pubblico il dietro le quinte della creazione artistica: non solo il capolavoro finito, ma anche il processo, il dubbio, l’evoluzione tecnica e materica dell’opera - dichiara l'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi -. . Invito tutte e tutti a lasciarsi guidare in questo viaggio immersivo tra pigmenti, raggi X e visioni creative: ne usciremo con uno sguardo più ricco e consapevole sull’arte e sul mondo.”

“Per noi l’arte e la scienza sono due facce dello stesso amore per il sapere e il bello che, da sempre, accende il desiderio degli uomini”, afferma Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco e del Gruppo Bracco. “Con questa mostra a Palazzo Reale sottolineiamo egregiamente il valore delle tecniche di imaging diagnostico, di cui siamo leader nel mondo, per valorizzare il nostro straordinario patrimonio culturale. Il visitatore verificherà concretamente che le tecnologie per la cura del corpo umano sono anche preziosi strumenti per prendersi cura delle opere d’arte, del loro restauro e della loro conservazione. Con questo progetto interdisciplinare offriamo al grande pubblico e in particolare ai più giovani l’opportunità di accedere a dimensioni normalmente invisibili, sotterranee, ma fondamentali. Per questo abbiamo voluto rendere la visita gratuita e aperta a tutti: se la conoscenza diventa un patrimonio condiviso genera un impatto profondo e duraturo nella comunità.”

“Il progetto scientifico è un esempio di cross-fertilization tra discipline diverse ma affini, opera di un team di ricercatori di eccellenza dell’Università Statale di Milano, dello spin-off universitario IUSS-Pavia DeepTrace Technologies e del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale”, commenta la Prof.ssa Isabella Castiglioni. “Le tecniche di diagnostica per immagini utilizzate per le ricerche sfruttano l’interazione della radiazione con la materia biologica per fornire informazioni invisibili agli esperti sul metodo di creazione e sullo stato di conservazione dei dipinti, consentendoci di studiarli senza manipolarli e senza effettuare prelievi.”

Il percorso della mostra – dopo un focus introduttivo - si snoda lungo otto sale multimediali, che analizzano altrettanti capolavori attraverso riproduzioni in scala 1:1 dell’originale.

 “Questa è una mostra senza oggetti ‘fisici’ – ricorda lo storico dell’arte Stefano Zuffi - ma è una mostra che restituisce alle opere d’arte la loro essenza di oggetti materiali, con tutte le peculiarità e anche le problematiche degli oggetti fisici. La loro concretezza non toglie niente alla bellezza idealizzata dell’opera creativa del genio, ma non è eterna, deve essere tutelata, protetta, difesa. Le opere d’arte non sono immagini, sono oggetti”. In quanto oggetto materiale, un'opera e una combinazione di particolari elementi che la rendono unica, e disegnata e dipinta con diversi pigmenti e leganti, ha uno specifico supporto, e realizzata con una determinata tecnica. L’opera d’arte e tale non solo nel risultato visibile e ammirabile da chi la osserva, ma anche perché il processo che ha portato al prodotto finale e il frutto di una conoscenza artistica e di una maestria tecnica, di competenze specialistiche. In un mondo fatto di pixel, ci stiamo fin troppo abituando a pensare all’opera d’arte solo come a un’immagine intangibile, quando invece questa e essenza fisica e materica inscindibile. Per ogni opera la mostra racconta le analisi diagnostiche per immagini che hanno contribuito a implementare le informazioni sulla stessa e sul suo processo di creazione. Si va dal preziosissimo mobile dipinto Primo scomparto dell’Armadio degli Argenti (1450 circa) del Beato Angelico al San Nicola da Tolentino (1469 circa) di Piero della Francesca, dal Ritratto di giovane donna (1470-75) di Piero del Pollaiolo alla Madonna della rosa (1490 circa) di Giovanni Antonio Boltraffio. Cento anni dopo Caravaggio dipinse La buona ventura (post luglio 1597) e Riposo durante la fuga in Egitto (primavera 1597), per poi arrivare ai due ritratti secenteschi di Giovanna Garzoni, Ritratto di Carlo Emanuele I di Savoia e Ritratto di Emanuele Filiberto di Savoia (1632-1637). La scelta di utilizzare come immagine guida della mostra Ritratto di Carlo Emanuele I di Savoia, un dipinto ad opera di Giovanna Garzoni, una delle pochissime artiste affermate nel Seicento, e frutto di una decisione consapevole e programmatica. In un’epoca in cui la pittura era considerata una professione quasi esclusivamente maschile, l’artista riuscì con determinazione e talento a conquistare riconoscimento e committenze importanti. “Anche in questo, l’esposizione rende visibile ciò che spesso è rimasto invisibile: l’autorialità femminile, troppo a lungo sottovalutata, negata o dimenticata” sottolinea Diana Bracco. “Scegliere un’opera di Giovanna Garzoni come simbolo della mostra significa anche restituire voce a una donna che, in un’epoca ostile, ha saputo imporsi con forza e rigore. È un omaggio alla libertà creativa e un riconoscimento al lavoro di questa straordinaria artista, in linea con l’impegno di Fondazione Bracco di valorizzare le competenze femminili, dare spazio a nuove prospettive e promuovere una cultura della parità anche attraverso i linguaggi dell’arte e della scienza”.

La scelta operata da Bracco e raccontata in questa mostra e quella di spiegare al pubblico che esiste un approccio, tutto italiano, di diagnostica per immagini non invasiva - e già ampiamente utilizzata quotidianamente in medicina sulle persone - che può dare risultati straordinari anche se applicata sui dipinti, fornendo informazioni assolutamente complementari allo studio tradizionale delle opere d’arte effettuato dall’esperto e storico dell’arte. Le stesse tecniche diagnostiche sono spesso utilizzate in modo complementare tra di loro, con l’obiettivo di fornire il maggior numero di dati di interesse scientifico intrecciabili in un unico, grande tessuto informativo che arricchisce enormemente la storia dell’opera analizzata. Al valore aggiunto della non invasività degli strumenti adottati si unisce anche il fatto che tutte queste tecniche – se non si considera la TAC - prevedono la possibilità di evitare la movimentazione dell’opera d’arte dal suo luogo di custodia, il che ne tutela la conservazione e limita al minimo i rischi legati al trasporto o all’esposizione ad altri ambienti meno controllati. (www.agenziaomniapress.com - 9.10.2025)