Milano (Marisa de Moliner) - Non varcate quella soglia, quella di Fornasetti in corso Venezia 21/a! Se non volete sentirvi come Alice nel paese delle meraviglie catapultati in un mondo fatato. Un mondo di opere d'arte, piatti, ceramiche, mobili, quadri e complementi d'arredo. Veri pezzi unici, di ieri e di oggi, realizzati e decorati a mano che rapiscono addirittura già dalle vetrine con i portaombrelli a forma di gatto. Che mentre li guardi sembra siano loro a incrociare il tuo sguardo. Proprio come i gatti protagonisti delle ultime preziose novità in porcellana, una collezione di alcuni pezzi inediti appositamente creata per le festività natalizie da Barnaba Fornasetti.
E i gatti, è proprio il caso di dirlo, imperversano. Si sono, infatti, appropriati dal 14 novembre al 31 dicembre dell’ultimo piano del Fornasetti Store, in corso Venezia, che ospita L’Heure du Chat. Il progetto espositivo, nato in collaborazione con il gallerista Tommaso Calabro, dedicato alla figura del gatto, dove ammirare opere su carta, bozzetti e dipinti, di Leonor Fini (Buenos Aires, 1907 – Parigi, 1996) e di Stanislao Lepri (Roma, 1905 – Parigi, 1980) realizzati tra gli anni Trenta e Settanta, provenienti dalla galleria Calabro. Merita però di essere menzionata anche un'altra mostra con sempre protagonisti i gatti, quella allestita nel 1970 da Piero Fornasetti alla Galleria dei Bibliofili che fondò insieme ad altri artisti e intellettuali. Un luogo d’incontro che rifletteva lo spirito poliedrico di Fornasetti, in grado di trasfigurare ogni tema anche il più quotidiano, rendendolo magico.
Quello stesso spirito si ripresenta nella proposta voluta da Barnaba Fornasetti, figlio e degno prosecutore di Piero, e da Tommaso Calabro, che mette in rapporto l’universo poetico di Piero Fornasetti con quello dei due altri artisti del Novecento Leonor Fini e Stanislao Lepri. La prima, anticonformista nonché autodidatta, che si avvicina al Surrealismo senza mai però aderirvi ufficialmente, con la sua pittura dà vita a metamorfosi e creature ambigue, in cui il gatto, che gioca un ruolo preponderante, è sovente rappresentato antropomorfo o trasformato in sfingi e sacerdotesse. Un mondo dall'alto potere immaginifico come, per esempio tra le opere esposte da Fornasetti, Chat sur pierre (1973), dipinto su una pietra raccolta a Nonza e gli studi per tele degli anni Settanta come L’essayage, Dimanche après-midi e Psiché, in cui il felino diventa figura totemica e compagna di un universo femminile e iniziatico. Altrettanto suggestivo Lepri, che abbandonò la carriera diplomatica per consacrarsi all’arte ed elaborare un immaginario chimerico e metafisico dove favola e incubo coesistono. Tra le sue opere in mostra nello store di corso Venezia il disegno L’ami des chats (1973) che reinterpreta il tema del pedagogo, trasformando l’animale in guida e custode, presenza insieme affettuosa e inquietante.
Ma il progetto di Barnaba Fornasetti non finisce qui e dà la giusta dimensione a quella che ormai è diventata una vera e propria icona felina. Riconfermando la tradizione dell’atelier fondato a Milano negli anni Quaranta dall’artista Piero Fornasetti, un atelier di design e arti decorative oggi riconosciuto internazionalmente per la sua cifra artistica. Un'impronta eccezionale impressa sulle porcellane, sui mobili, e su tanti altri oggetti, tutti pezzi unici realizzati e decorati a mano. E a proposito di decori, fin dagli anni Cinquanta il decoro “High Fidelity”, comparso per la prima volta su un servizio da tè, ha creato una delle immagini più iconiche dell’atelier milanese: quella di un gatto sornione, immobile nella posa ma sempre diverso nel manto, a righe, a pois, a stelle, a fiori, a macchie o a scacchi. Un gatto che contemporaneamente è e non è sempre lo stesso e non annoia certo guardarlo. Come del resto è impossibile annoiarsi nello store di corso Venezia dove i gatti sono gli indiscussi protagonisti con le loro immagini graffianti di nuovi oggetti per la casa: servizi da caffè e da tè, candele profumate, bicchieri, svuotatasche e un orologio da tavolo. Un'idea per un regalo d'autore potrebbero essere le tazzine da caffè e da tè per la prima volta disponibili anche in set da due.
Per finire che Natale sarebbe senza panettone. Per il sesto anno consecutivo Fornasetti affida al panificio Davide Longoni la realizzazione del suo panettone. Una scelta motivata dall'apprezzamento per i valori analoghi e inderogabili a quelli dell'Atelier quali: il recupero della tradizione artigianale e l’utilizzo di materie prime di alta qualità. Tra queste il Rum giamaicano aggiunto nell’impasto, un ingrediente insolito ben lontano dall'originale versione meneghina ma che si lascia gustare non essendo assolutamente invasivo. Niente poi è lasciato al caso, tantomeno l’estetica, come potrebbe essere altrimenti! Il panettone Fornasetti è custodito in un’esclusiva scatola cilindrica in carta goffrata, decorata con il motivo “High Fidelity”. Lungo la circonferenza un gatto sornione, dal manto a scacchi e dall’aria impassibile, riposa tra i libri, per riapparire indecifrabile e sinuoso acciambellato sul coperchio impegnato a proteggere questo dolce prezioso. E il decoro “High Fidelity”, nato per mano di Piero Fornasetti negli anni Cinquanta, torna graffiante anche sulla borsa in carta che completa il confezionamento del panettone. In pratica un assaggio del design fornasettiano.
Per maggiori informazioni: www.fornasetti.com (www.agenziaomniapress.com - 17.11.2025)