Milano – All’inizio le mani non si incontrano, il gesto non funziona, e il “Quore” resta incompleto. Ma poi si ricompone, trova la sua forma. È questo il simbolo scelto da Novartis per tornare a parlare di rischio cardiovascolare, aderenza, consapevolezza e prevenzione. Un invito visivo, un gesto semplice, che rappresenta un Quore alterato che può essere protetto da un nuovo evento acuto con un gesto altrettanto semplice: il dialogo costruttivo con il proprio cardiologo e un follow up strutturato che includa monitoraggio, visite periodiche e un percorso terapeutico adatto al proprio stile di vita.
Succede a Milano, in Piazza XXV Aprile, proprio un lunedì (23 Giugno 2025) – il giorno della settimana in cui si registra il maggior numero di infarti – con l’installazione di due mani disallineate che, con “un gesto”, si incastrano fino a formare un cuore perfetto. Un invito visivo a prendersi cura del proprio cuore, ogni giorno. Accanto all’installazione, i dati della nuova indagine IQVIA Italia che confermano che 1 paziente su 3 resta del tutto o in parte al di fuori del percorso di cura. Da qui riparte l’impegno di Novartis che con incontri gratuiti dedicati, torna a viaggiare per l’Italia con la campagna Da Quore a Cuore patrocinata dall’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci (AISC) e dalla Fondazione Italiana per il Cuore (FIPC).
L’ultimo Rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità indica che 1/4 della popolazione tra i 35 e i 74 anni, presenta un’ipercolesterolemia (colesterolo totale > 240 mg/dL), con una prevalenza maggiore tra le donne e nel Nord d’Italia. Ogni anno si registrano oltre 390.000 ospedalizzazioni per malattie cardiovascolari, pari al 20% dei ricoveri totali in regime ordinario.
“Questi dati non sono numeri astratti ma indicano luoghi, persone e famiglie che affrontano ogni giorno le conseguenze di una gestione frammentata. Dobbiamo garantire aderenza, monitoraggio e semplicità nei percorsi di cura – ricorda Gianfranco Sinagra, Presidente Eletto della Società Italiana di Cardiologia (SIC) – valorizzando anche quelle soluzioni terapeutiche con frequenza di somministrazione e tollerabilità vicine alle esigenze del paziente”.
Dalla nuova ricerca IQVIA Italia emerge un dato preoccupante: 1 paziente su 3, nonostante abbia già avuto un evento cardiovascolare non segue correttamente le terapie prescritte né si sottopone ai controlli raccomandati. Il 28% non conosce i propri valori di colesterolo LDL e oltre la metà (58%) non conosce il valore target da raggiungere.
“Il fenomeno dei pazienti fuori dal percorso di cura ci dice che oltre a prescrivere una terapia – sottolinea Alberico Catapano, Presidente della Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi (SISA) – serve creare le condizioni perché venga poi seguita. L’aderenza nasce da una relazione di fiducia e anche dalla possibilità di accedere a soluzioni terapeutiche innovative più semplici da seguire e più efficaci nel lungo periodo”.
Il Rapporto ISS evidenzia inoltre un divario persistente tra nord e sud del nostro Paese, non solo in termini di incidenza, ma anche nella qualità e tempestività dell’assistenza. Mentre al nord si concentrano più diagnosi di ipercolesterolemia, al sud aumentano le complicanze tardive legate alla mancanza di controlli regolari e accesso agli specialisti.
“Il territorio può diventare un alleato o un ostacolo nella prevenzione e per questo serve una presenza capillare, in grado di accompagnare i pazienti prima, durante e dopo l’evento acuto. Accanto alla rete assistenziale – continua Fabrizio Oliva, Past President Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) – oggi abbiamo a disposizione trattamenti innovativi che, se resi accessibili ovunque, possono contribuire a colmare il divario territoriale, migliorando l’efficacia della prevenzione secondaria anche nelle aree più fragili”.
La ricerca IQVIA Italia ha rilevato come molti pazienti vivano la propria condizione con ansia, paura del giudizio e difficoltà a comunicare. Quasi il 40% dei pazienti dichiara di non aver compreso con chiarezza le informazioni fornite dal medico sul rischio cardiovascolare, come prevenirlo e sulle terapie. Tra i pazienti meno coinvolti nel percorso di cura il 51% non assume regolarmente i farmaci e circa il 40% ha interrotto la terapia per sfiducia.
“Quando un paziente si chiude, anche il miglior farmaco smette di funzionare. Ecco perché serve ascolto e percorsi pensati per accogliere, non per colpevolizzare. In questo - osserva Giulia Levrero, Delegato Associazione Italiana Scompensati Cardiaci (AISC) – lo specialista e il medico di medicina generale possono essere figure chiavi che in questa campagna li vedrà coinvolti proprio per ricostruire un ponte con chi oggi si sente escluso”.
Secondo uno studio della British Cardiovascular Society, il lunedì è il giorno in cui si registra il maggior numero di infarti gravi (STEMI), con un incremento del 13% rispetto agli altri giorni della settimana. Un dato che trova conferma anche in Italia, dove lo stress, le abitudini irregolari e la trascuratezza del weekend si fanno sentire proprio all’inizio della settimana.
“La prevenzione cardiovascolare rientra nel concetto di cultura della salute – precisa Emanuela Folco, Presidente Fondazione Italiana per il Cuore (FIPC) – e inizia da scelte quotidiane più consapevoli che possono fare davvero la differenza in ogni piccolo gesto. Per questo è fondamentale aiutare le persone a capire, agire e mantenere nel tempo comportamenti salutari”.
L’iniziativa firmata Novartis proseguirà per tutto il 2025 con eventi sul territorio, incontri con gli specialisti, materiali divulgativi e un programma educativo online. Le persone ad alto rischio cardiovascolare, chi ha già vissuto un evento acuto e chi fatica a seguire correttamente la terapia, potranno accedere a consulti gratuiti, contenuti personalizzati e supporto continuo.
“Con questa campagna vogliamo essere vicini alle persone non solo con l’ascolto, ma anche con soluzioni concrete. L’innovazione terapeutica oggi – conclude Chiara Gnocchi, Country Comms &Advocacy Head Novartis Italia - ci permette di semplificare i percorsi di cura e migliorare l’aderenza, soprattutto per chi ha già vissuto un evento cardiovascolare o è ad alto rischio. Perché la prevenzione non si ferma alla diagnosi ma continua ogni giorno, con strumenti accessibili e relazioni di fiducia”.